@ Il castello dei destini incrociati
2 journalers for this copy...
a claudia1964 per il "ring, ring, ring pasquale"
buona lettura!!!
Va.
buona lettura!!!
Va.
E' arrivato oggi, insieme con "se una notte d'inverno un viaggiatore". Grazie!
Calvino è geniale. Il commento potrebbe limitarsi a queste parole.
Un tesoro questo piccolo libro, che raccoglie due racconti (o forse potrei dire due romanzi con mille storie dentro), uno quello che dà il titolo al libro, “il castello dei destini incrociati”, l’altro si intitola “la taverna dei destini incrociati”.
Dico subito che mi è piaciuto tantissimo il primo, un po’ meno il secondo.
Ne “il castello dei destini incrociati”, partendo dai Tarocchi del mazzo visconteo, il più antico che si conosca, un gruppo di commensali capitati per caso in un castello in mezzo a un bosco racconta, senza parlare, solo sfogliando le carte e disponendole sul tavolo, la propria vita, il proprio destino, che si incrocia costantemente con quello degli altri commensali, a causa dell’esiguità del numero di carte del mazzo. Ne “la taverna dei destini incrociati” il mazzo di carte usato è quello popolare dei tarocchi marsigliesi, la struttura è la medesima, cambia l’ubicazione, non più un castello ma una locanda nel bosco.
Ogni carta ha mille volti e mille significati, perché la medesima figura racchiude mille storie: ecco ad esempio che l’Arcano della Temperanza, che rappresenta una donna con delle ampolle sulle braccia, può rappresentare un incontro con una principessa che si è persa nel bosco, come anche un’ostessa o ancella di castello che apparecchia la tavola per i commensali, la quale, prima di arrivare nella taverna o nel castello nel bosco magari era stata sposa felice del Re di Denari, fino a quando non aveva incontrato a corte il Bagatto, altro Arcano, mago alchimista alle prese con i suoi alambicchi, che le fece un incantesimo; il Bagatto, a sua volta, può rappresentare uno scrittore, dal momento che nei tarocchi è raffigurato seduto a un tavolo con una penna d’uccello in mano, ma anche un oste ciarlatano, intessendo così mille storie di uomini e donne diversi. E potrei continuare all’infinito. Ovunque ci sono riferimenti letterari, da Ariosto a Shakespeare, dai tragediografi greci a Goethe. Un po’ come Perec, ne “la vita istruzioni per l’uso”, altro capolavoro cui quest’opera mi ha fatto pensare.
La fantasia e la creatività di Calvino si dimostrano insuperabili, nel castello c’è l’ universo, c’è l’uomo che percorre le strade della vita incontrando pericoli, guerre, amore e follia, in un percorso insidioso e periglioso, al cui termine il significato profondo sta nelle parole di Orlando che ha perso la ragione, rappresentato dall’Arcano dell’Appeso, legato a testa in giù, che dice: “Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all’incontrario. Tutto è chiaro”.
Un tesoro questo piccolo libro, che raccoglie due racconti (o forse potrei dire due romanzi con mille storie dentro), uno quello che dà il titolo al libro, “il castello dei destini incrociati”, l’altro si intitola “la taverna dei destini incrociati”.
Dico subito che mi è piaciuto tantissimo il primo, un po’ meno il secondo.
Ne “il castello dei destini incrociati”, partendo dai Tarocchi del mazzo visconteo, il più antico che si conosca, un gruppo di commensali capitati per caso in un castello in mezzo a un bosco racconta, senza parlare, solo sfogliando le carte e disponendole sul tavolo, la propria vita, il proprio destino, che si incrocia costantemente con quello degli altri commensali, a causa dell’esiguità del numero di carte del mazzo. Ne “la taverna dei destini incrociati” il mazzo di carte usato è quello popolare dei tarocchi marsigliesi, la struttura è la medesima, cambia l’ubicazione, non più un castello ma una locanda nel bosco.
Ogni carta ha mille volti e mille significati, perché la medesima figura racchiude mille storie: ecco ad esempio che l’Arcano della Temperanza, che rappresenta una donna con delle ampolle sulle braccia, può rappresentare un incontro con una principessa che si è persa nel bosco, come anche un’ostessa o ancella di castello che apparecchia la tavola per i commensali, la quale, prima di arrivare nella taverna o nel castello nel bosco magari era stata sposa felice del Re di Denari, fino a quando non aveva incontrato a corte il Bagatto, altro Arcano, mago alchimista alle prese con i suoi alambicchi, che le fece un incantesimo; il Bagatto, a sua volta, può rappresentare uno scrittore, dal momento che nei tarocchi è raffigurato seduto a un tavolo con una penna d’uccello in mano, ma anche un oste ciarlatano, intessendo così mille storie di uomini e donne diversi. E potrei continuare all’infinito. Ovunque ci sono riferimenti letterari, da Ariosto a Shakespeare, dai tragediografi greci a Goethe. Un po’ come Perec, ne “la vita istruzioni per l’uso”, altro capolavoro cui quest’opera mi ha fatto pensare.
La fantasia e la creatività di Calvino si dimostrano insuperabili, nel castello c’è l’ universo, c’è l’uomo che percorre le strade della vita incontrando pericoli, guerre, amore e follia, in un percorso insidioso e periglioso, al cui termine il significato profondo sta nelle parole di Orlando che ha perso la ragione, rappresentato dall’Arcano dell’Appeso, legato a testa in giù, che dice: “Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all’incontrario. Tutto è chiaro”.