@ Se una notte d'inverno un viaggiatore
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a claudia1964 per il "ring, ring, ring pasquale"
buona lettura!!!
Va.
buona lettura!!!
Va.
E' arrivato oggi, accompagnato da "il castello dei destini incrociati". Grazie!
Non mi è piaciuto.
Nel parlare di questa sua opera in “lezioni americane”, Calvino la presenta come un esempio di “iper-romanzo”, una sorta di campionatura della molteplicità degli stili del romanzesco inseriti all’interno di uno schema unitario. Lo si potrebbe definire un romanzo fatto di inizi di romanzi, tutti interrotti. I dieci romanzi inseriti nella trama, che sono costituiti solo da “incipit”, che esprimono dunque solo la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza oggetto, costituiscono un’esercitazione per riflettere sullo scrivere, sulla figura dello scrittore che si dissolve nelle sue opere come una “mano mozza che impugni una penna” e scriva lo scrivibile, quello che non è ancora stato scritto. Le pagine dedicate al diario dello scrittore, contenenti tra l’altro la riflessione sopra riportata, attribuita da Calvino allo scrittore Silas Flannery, ma proveniente dallo stesso scrittore, come si comprende leggendo nella presentazione del libro:”qui io parlo –o il mio personaggio Silas Flannery parla- proprio di totalità, di tutti i libri possibili..”, sono state le uniche che mi sono piaciute dell’intero libro, mi hanno fatto pensare a Borges e al suo racconto “la biblioteca di Babele”, la biblioteca che contiene tutto ciò che è possibile esprimere in tutte le lingue del mondo.
Il resto del romanzo, in particolare la trama cd. principale, i cui protagonisti sono il Lettore e la Lettrice, mi ha annoiato, non mi ha coinvolto, mi è parso inconcludente, alcuni dei “romanzi all’interno del romanzo” , sia pur nella loro brevità e incompiutezza, mi hanno dato al contrario l’idea di compiutezza più che la storia che ne è il contenitore.
Nel parlare di questa sua opera in “lezioni americane”, Calvino la presenta come un esempio di “iper-romanzo”, una sorta di campionatura della molteplicità degli stili del romanzesco inseriti all’interno di uno schema unitario. Lo si potrebbe definire un romanzo fatto di inizi di romanzi, tutti interrotti. I dieci romanzi inseriti nella trama, che sono costituiti solo da “incipit”, che esprimono dunque solo la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza oggetto, costituiscono un’esercitazione per riflettere sullo scrivere, sulla figura dello scrittore che si dissolve nelle sue opere come una “mano mozza che impugni una penna” e scriva lo scrivibile, quello che non è ancora stato scritto. Le pagine dedicate al diario dello scrittore, contenenti tra l’altro la riflessione sopra riportata, attribuita da Calvino allo scrittore Silas Flannery, ma proveniente dallo stesso scrittore, come si comprende leggendo nella presentazione del libro:”qui io parlo –o il mio personaggio Silas Flannery parla- proprio di totalità, di tutti i libri possibili..”, sono state le uniche che mi sono piaciute dell’intero libro, mi hanno fatto pensare a Borges e al suo racconto “la biblioteca di Babele”, la biblioteca che contiene tutto ciò che è possibile esprimere in tutte le lingue del mondo.
Il resto del romanzo, in particolare la trama cd. principale, i cui protagonisti sono il Lettore e la Lettrice, mi ha annoiato, non mi ha coinvolto, mi è parso inconcludente, alcuni dei “romanzi all’interno del romanzo” , sia pur nella loro brevità e incompiutezza, mi hanno dato al contrario l’idea di compiutezza più che la storia che ne è il contenitore.