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sa di racconti del nonno, del dopoguerra. e della nonna, della jugoslavia. e di quel bar all'angolo dove ancora si gioca a boccette e si allungano le gambe sotto i tavoli di legno, sotto il pergolato a giocare a scopone. o del circolo famigliare di unità proletaria, dove "l'unica cosa che posso bere qui è una cedrata tassoni (cit)".
realtà e fantasia si intrecciano assurdamente, tutto è verosimile, non so dove sia il confine tra la ricerca storica e il romanzo, ma poco importa. perché le emozioni ci sono tutte, da feuilleton. con quei personaggi in bilico tra cronaca e finzione, che li segui da vicino e li senti mormorare, come fossero da soli e non si aspettassero che tu sei lì dietro, e leggi di loro.
poi ti trovi a seguire questi perdenti, perché alla fine sono tutti perdenti (anche quelli che nei loro tentativi di fuga hanno trovato una soluzione, ma è solo apparente), e lo sai da subito che lo sono, ma li segui perché sai che troverai qualcosa, forse solo un'emozione, in cui ti vuoi ritrovare.
realtà e fantasia si intrecciano assurdamente, tutto è verosimile, non so dove sia il confine tra la ricerca storica e il romanzo, ma poco importa. perché le emozioni ci sono tutte, da feuilleton. con quei personaggi in bilico tra cronaca e finzione, che li segui da vicino e li senti mormorare, come fossero da soli e non si aspettassero che tu sei lì dietro, e leggi di loro.
poi ti trovi a seguire questi perdenti, perché alla fine sono tutti perdenti (anche quelli che nei loro tentativi di fuga hanno trovato una soluzione, ma è solo apparente), e lo sai da subito che lo sono, ma li segui perché sai che troverai qualcosa, forse solo un'emozione, in cui ti vuoi ritrovare.